Aloe
Astri
Bromelie
Capelvenere
Ciclamino
Clivia
Crisantemo
Dieffembachia
Fucsia
Hebe
Maranta
Orchidea
Papiro
Sanseveria
Spathiphyllum
Stella di Natale
Zantedeschia
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Le aloe sono piante inconfondibili aventi foglie carnose di forma triangolare fortemente dentate ai margini. Provenienti dall’Africa si trovano allo stato spontaneo, ormai rinselvatichite in gran parte delle zone costiere della Sicilia e della Calabria.
Terriccio – Il terriccio migliore per la coltivazione di questa pianta è lo stesso utilizzato per tutte le altre succulente e prevede l’utilizzo di terra limosa e sabbia acalcarea in parti uguali a cui può essere aggiunta torba in modo da abbassare il ph che deve essere in genere inferiore a 6. In alternativa si può utilizzare un 10-15% di sostanza organica che garantisce un minimo di fertilità anche se non è sempre gradita dalle succulente e in particolare da quelle provenienti da zone desertiche e pietrose.
Esposizione – Il pieno sole e in ogni caso i locali molto soleggiati sono assolutamente necessari per queste piante che tuttavia vanno riparate in casa durante il periodo invernale e di conseguenza costrette a condizioni non del tutto ottimali.
Irrigazioni – Durante il periodo di riposo vegetativo le aloe vanno annaffiate poco e con annaffiature molto distanziate nel tempo. Solo durante il periodo vegetativo occorre irrigare regolarmente a condizione che l’acqua sia somministrata a distanza dalla base della pianta in modo da evitare marciumi al colletto.
Propagazione – Queste piante si propagano con molta facilità: basta staccare gli stoloni che si formano alla base delle piante stesse oppure facendo radicare semplicemente con il taleggio dei germogli laterali.
Concimazioni – Se all’atto del trapianto o del rinvaso si è utilizzata torba o letame non vengono richieste concimazioni anche se, in caso di esemplari di notevole sviluppo e durante il periodo di fioritura, rade fertirrigazioni possono aiutare nello sviluppo e nella fioritura.
Malattie – assolutamente poco significativi sono gli attacchi di parassiti sia animali che vegetali se non in sporadico caso di marciumi ma legati elusivamente ad errori grossolani nelle irrigazioni.
Curiosità – Molto apprezzata risulta l’Aloe vera in quanto possiede le foglie ricche di una gelatina che ha proprietà curative nei riguardi di ferite, abrasioni, scottature e punture di insetti. Per raccogliere la gelatina basta incidere la lamina fogliare e applicarla come una normale pomata avendo cura di tenerla, durante l’applicazione, lontana da parti delicate del corpo tra cui gli occhi.
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L’Aster è inconfondibile per la fioritura autunnale, un ultimo ricordo colorato dell’estate arrivata al termine. Questa pianta perenne entra in fioritura proprio quando le altre sono sfiorite e continua a produrre boccioli fino all’autunno inoltrato. I capolini, simili alle margherite ma più piccoli, hanno il cuore giallo dorato. Sono disponibili cultivar a fiore semipieno e a fiore pieno, nei colori varianti dal rosa pallido al porpora e dall’azzurro al bianco. Diverse specie di Aster si possono recidere gli steli, per comporre graziosi bouquet campestri, che rallegrano la casa. Sono ideali specialmente gli ibridi novi-belgii, chiamati anche settembrini perché fioriscono in settembre e ottobre, arrivando ad altezze di 90-100 cm. Vi è una ricca scelta di varietà a fiore pieno, come le ‘Crimson Brocade’, a fioritura rosso carminio, ‘White Ladies’, écru, ‘Patricia Ballard’, rosa vivo, e sua sorella minore Marie Ballard’, azzurro intenso. Tra i settembrini a fiore semipieno più belli segnaliamo la ‘Winston Churchill’, con fiori rosso carminio, e la ‘Schóne von Diethkon’, lilla.
Per favorire la produzione di fiori grandi occorre potare i rami deboli in primavera, mentre per stimolare una vegetazione più rigogliosa è consigliabile cimare la pianta; quest’ultima operazione aumenta, inoltre, la produzione di fiori, anche se più piccoli. Esistono, anche, delle specie nane, come ad esempio l’Aster dumosus, dai fiori molto piccoli, ottimo per donare accenti variopinti alle bordure e ai giardini rocciosi. Raggiunge un’altezza massima di 25-40 cm e fiorisce dalla metà di agosto fino ad ottobre. Di questa specie sono particolarmente valide le cultivar a fiore pieno ‘Jenny’, blu violetto, ‘Snow Sprite’, bianca, e a fiore semipieno ‘Alice Haslam’, rosa cupo, e ‘Prof Anton Kippenberg’, blu lavanda. Molto belle sono anche le varietà ‘Kassel’, a fioritura rosso canninio, e ‘Herbstgruss vom Bresserhof, rosa.
Altre specie a fioritura autunnale sono l’Aster frikariii, l’Aster amellus (una specie nana) e l’Aster thomsonii.
Le specie nane, sono ottimi per la coltivazione in vasi e fioriere, per abbellire il terrazzo, il balcone e l’ingresso della casa. Al termine della fioritura, potete togliere le piante dal vaso, metterle a dimora in una zona soleggiata del giardino, cosicché invigoriscano, e, appena prima che i boccioli si aprano, sistemarle nuovamente nel contenitore.
Queste piante, facilissime da coltivare, amano una posizione soleggiata; le specie da taglio necessitano di molto sole, mentre quelle nane crescono bene anche alla leggera ombra. Tutte si adattano a praticamente ogni tipo di suolo, purché sia fertile, fresco, ben lavorato e preferibilmente calcareo. Le annaffiature devono essere frequenti, senza causare ristagni d‘acqua. Gli astri hanno buona resistenza al freddo e sfoggiano per molti anni la loro ricca fioritura.
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Aechmea, Vriesea e Guzmania sono le Bromeliacee più diffuse negli appartamenti per la bellezza dei colori delle foglie e dalle infiorescenze ricoperte da coloratissime brattee. Specie originarie dalle foreste del Centro e Sud America nonostante i nomi, non certo di facile memorizzo, ha suscitato un crescente interesse nei consumatori non solo per la bellezza del fogliame ma anche per il notevole adattamento e resistenza che manifesta ai vari ambienti tra i quali quello domestico. Piante senza caule (fusto), perenni hanno delle foglie disposte a rosetta con una cavità all’interno. Sono piante epifite in quanto non possiedono radici e in natura vivono sui rami e sui tronchi di piante ospiti senza peraltro parassitare la stessa in quanto al contrario dei funghi sono provvisti particolari dispositivi autonomi atti ad assorbire acqua e sali minerali dall’atmosfera. Molte volte le foglie, generalmente rigide racchiudono fra le loro guaine spazi ripieni di acqua di origine piovana dove vivono indisturbate alghe e piccoli animali invertebrate. In virtù di quanto detto in appartamento le piante devono essere poste in ambienti con aria umidità o quantomeno nel sottovaso va posta della sabbia fine tenuta imbevuta di acqua e per lo stesso motivo le annaffiature devono essere abbondanti per tutta la stagione estiva e ridotte nel periodo invernale. Il substrato di coltivazione deve essere molto poroso e ricco di humus con PH compreso tra 5 e 6; a tale abitualmente può essere impiegato un miscuglio di aghi di pino e torba nel rapporto di 2:1. Le concimazioni minerali possono essere procrastinate anche per periodi superiori al mese durante la stagione estiva riducendole notevolmente durante la stagione invernale. In casa le bromelie si aggiogano notevolmente delle frequenti bagnature sulle foglie con acqua non calcarea e a temperatura 20-25 gradi. Bisogna sempre evitare irrorazioni con acqua fredda in quanto provocano vistose necrosi alle foglie.
Generalmente le bromeliacee vengono riprodotte per seme ma per alcune varietà e per la Guzmania è possibile effettuare la separazione dei polloni che si sviluppano alla base che saranno lasciati ad asciugare per 8-10 giorni e quindi posti a radicare. La Guzmania è riconoscibile per una piccola rosetta di foglie verdi con al centro delle colorate brattee arancioni o rossi a seconda delle cultivars. Aechmea fasciata e Vriesea splendens hanno entrambe delle foglie zebrate di bianco nella prima da cui fuoriesce una spiga con fiori turchini protetti da brattee rosa; foglie verdi zebrate in marrone con spighe appuntite di colore rosso acceso alte fino a 50 cm circa caratterizzano la Vriesea e i numerosi ibridi da essa ottenuti. Anche l’ananas (Bromelia ananas) dai frutti grossi e caratteristici per il profumo e per la corona di brattee che sormonta il frutto fa parte di questa specie coltivato anche alle Canarie e alle Azzorre.
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Famosa fin dall’antichità per la sua cascata di foglioline dal verde delicato portati da steli neri e molto sottili si è creata notevole fama per le miracolose virtù terapeutiche che le erano, poco veramente esageratamente attribuite. È il capelvenere o chioma di Venere (Adiantum capillus-veneris) molto diffusa allo stato spontaneo sull’orlo di vecchi pozzi o di muri a secco ove esistono buone condizioni di umidità e di luce. In natura se ne conoscono circa duecento specie del genere Adiantum appartenenti alla famiglia delle Polypodiaceae e provenienti dalle zone tropicali dell’America meridionale e pertanto necessarie di ricovero in serra fredda durante i mesi invernali eccetto per le specie indigene come appunto l’Adiantum capillus-veneris e il canadese Adiantum pedatum decisamente molto più rustiche delle altre specie. Durante il periodo vegetativo le piantine amano condizioni di penombra con temperature miti e alta umidità. Il substrato di coltivazione deve essere molto leggero e tale da non favorire ristagni d’acqua ma allo stesso tempo capace di trattenere una buona percentuale di acqua. Un miscuglio che prevede l’utilizzo di una parte di terreno limoso, una parte di torba di sfagno o in alternativa terriccio di foglie, infine per migliorare il drenaggio va aggiunta una parte di sabbia grossolana o pomice. Nella formulazione di tale miscuglio va inoltre tenuto conto del PH che deve essere leggermente acido (5,5-6). Le piantine di Adiantum e in genere tutte le felci vanno innaffiate frequentemente ma con piccoli volumi d’acqua e allo stesso tempo può essere bagnato anche il fogliame eccetto nel genere Asplenium e Platycerium. Evitare in ogni caso di bagnare il fogliame con acque troppo dure e in condizioni di basse temperature. Le piantine di capelvenere non sopportano luce molto intensa e in appartamento possono risultare piantine molto resistenti se tenute in condizioni costanti di luce (semiombra) di temperatura e di umidità. Una causa di insuccesso frequente nella coltivazione di queste piccole felci ma anche di tutti gli altri generi è quello di far seccare eccessivamente le radici per poi annegarle nell’acqua. Molto semplice risulta la propagazione che avviene per semplice suddivisione dei cespi che può coincidere con la rinvasatura. In questa occasione, infatti, una volta tirata fuori dal vecchio vaso il pane di terra contenente l’apparato radicale, possono essere staccati piccole porzioni di rizoma con due o più fronde oppure nel caso di vecchie piante il cespo può essere diviso direttamente in due tagliando con un coltello in verticale il pane di terra. In casa oltre al capelvenere è possibile allevare l’Adiantum hispidulum di origine australiana con fronde lunghe 25-30 cm e larghe 15 e sviluppo contenuto (30-35 cm), l’A. raddianum di origine brasiliana con altezza leggermente superiore al precedente ( 45-50 cm) e infine l’A. tenerum decisamente un gigante rispetto ai primi in quanto raggiunge il metro di altezza con fronde triangolari di verde chiaro che in alcune varietà possono essere tinteggiate di rosa.
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