Quando si dice legumi o leguminosa il pensiero vola velocemente ai piselli, fagioli, soia e meno, sicuramente, a piante di alto fusto in regioni equatoriali oppure ad altri dal pregiato legname o infine a colorate piante ornamentali.
Quando detto è ancora molto riduttivo se si pensa che alla famiglia delle leguminose appartengono circa 700 generi e 15.000 specie di erbe, alberi e arbusti distribuiti in tutto il pianeta e che l’uomo utilizza non solo per fini alimentari ma anche per altri innumerevoli usi come legname da ardere e da opera, produzione di essenze, di gomma arabica e come piante ornamentali. Le leguminose presentano una notevole diversità di forme determinate dal loro adattamento alle diverse condizioni climatiche. Sono presenti sia nelle foreste equatoriali con alberi di notevole sviluppo come la Copaifera, sia in ambiente acquatico come la Neptunia oleracea. Riescono anche ad adattarsi ad ambienti aridi riducendo il numero di foglie e sostituendole con i piccioli che si allargano e coadiuvano la fotosintesi come nel caso dell’Acacia. Altro fattore molto importante che ha determinato lo sviluppo e il notevole adattamento all’ambiente delle leguminose è dato dalla loro simbiosi con batteri azotofissatori. I batteri penetrano all’interno delle radici delle piante attraverso le cicatrici lasciate dalla caduta dei peli assorbenti e formano dei grossi tubercoli nei quali fissano l’azoto atmosferico.
Alla morte dei batteri la pianta ha in eredità l’azoto organico contenuto da questi, azoto che la pianta utilizzerà per il proprio accrescimento. Vista l’enormità dei generi e delle specie, le leguminose vengono suddivise in tre grandi sottofamiglie ovvero nelle Mimosoidee, Cesalpiniacee e Papilionacee. Alla prima sottofamiglia, le più conosciute al Nord, sono le mimose
utilizzata per i fiori in occasione della “Festa delle Donne” e l’Albizia julibrissin coltivata per ornamento per il fogliame elegantemente bipennato e i fiori rosei in ciuffi piumosi mentre tra le Cesalpiniacee troneggia il carrubo (Ceratonia siliqua) sub spontaneo nelle regioni meridionali e particolarmente in Sicilia. In Italia sono le Papilionacee ad avere la maggiore diffusione e il nome sta ad indicare la particolare caratteristica del fiore. La corolla, infatti, è formata da cinque petali di cui uno superiore (vessillo) più ampio, due laterali (ali) e i rimanenti due, fusi lungo un margine a formare una carena. Nella sua cavità la carena accoglie la parte fertile del fiore cioè gli stami che a loro volta racchiudono il pistillo. Gli stami sempre in numero di dieci hanno la particolarità di poter essere tutti saldati come nel caso del trifoglio, tutti liberi come nelle Sophoreae oppure più comunemente 9 saldati e uno libero come nel pisello e nel glicine. Oltre a numerose specie di grande importanza economica come fagioli, fave e ceci a questa sottofamiglia appartengono molte specie apprezzate come piante ornamentali. Anche il velenoso maggiociondolo (Laburnum anagyroides) a fiori gialli in racemi pendenti e il glicine sono leguminose nonostante il loro portamento diverso, il primo arboreo e il secondo rampicante-sarmentoso.