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attrezzi “inutili” da giardinaggio
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L’orto ecologico, a fronte delle nuove conoscenze scientifiche e delle migliorate tecniche agronomiche, oggi è sicuramente una realtà attuabile e nello stesso tempo auspicabile. Mettere in pratica i principi di una buona coltivazione biologica richiede un minimo di conoscenze, molta buona volontà una discreta capacità di pianificare e razionalizzare gli spazi. Le regole generali da cui non si può prescindere per la realizzazione, tengono conto in particolare di alcuni aspetti come il riutilizzo dei rifiuti organici, la concimazione con prodotti naturali, l’utilizzo di pacciamatura, il ricorso sistematico alla consociazione di culture diverse e la rotazione degli stessi su i vari appezzamenti. Riguardo il primo aspetto è indubbio che da vari fronti si è detto parecchio che la parola d’ordine per ridurre i problemi ambientali del futuro è sicuramente “il riciclaggio”. Molto è stato fatto ma ancora molto c’è da fare e l’orto deve essere una occasione in più per riciclare anche i rifiuti di cucina che se compostati danno anche la possibilità di ottenere un prodotto organico di indiscusso pregio ai fini del mantenimento delle attività biologiche e della fertilità. Se il prodotto ottenuto risulta insufficiente alle necessità, si può ricorrere all’utilizzo di letame o di leguminose le quali una volta raggiunto il massimo sviluppo, che coincide con l’inizio della fioritura, saranno interrate e lasciate decomporre. Altro aspetto riguarda l’utilizzo di materiale pacciamante sia di natura organica che plastica. Molto semplice a tale scopo può risultare l’utilizzo di paglia che sistemata alla base di alcune colture come pomodoro, zucchine e melanzane apporta diversi vantaggi tra cui il controllo delle erbe infestanti e quindi il ricorso a diserbi, il mantenimento dell’umidità nel terreno e quindi un discreto risparmio idrico indispensabile dove le disponibilità sono limitate
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verdura a …colori
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La Commissione Europea ha messo fine all’ embargo sulle nuove colture OGM che resisteva dall’ Ottobre 1998 ed è subito Politica. L’autorizzazione di Bruxelles riguarda la coltivazione della patata AMFLORA geneticamente modificata dalla Basf per avere un maggiore contenuto di amido e l’ importazione di tre nuove varietà di mais biotech. La patata Amflora è stata autorizzata per uso industriale e non per uso alimentare umano. Basf ha dichiarato di essere pronta a coltivarla da quest’ anno e che la superpatata, ricca di amilopectina pura è destinata essenzialmente all’ industria della carta, del tessile degli adesivi; permettendo un numero inferiore di passaggi nel processo produttivo per rendere i filati più forti, la carta più lucida e gli intonaci più aderenti alle pareti. Per il ministro Luca Zaia delle politiche agricole quello di Bruxelles è un atto che rischia di modificare profondamente il settore europeo, non soltanto ci riconosciamo in questa decisione ma non bisogna permettere che questo meta in dubbio la sovranità degli stati membri in materia agricola. La Commissione Europea ha confermato che l’ Europa non può imporre ad uno Stato di coltivare piante OGM solo se le nazioni richiederanno la CLAUSOLA DÌ SALVAGUARDIA motivandone la decisione con informazioni nuove o complementari resesi disponibili.
In questa vicenda hanno preso piede anche gli ecologisti preannunciando un referendum per impedire la coltivazione di Organismi Geneticamente Modificati nel nostro Paese e per quanto riguarda il resto di tutta l’ Europa. Nei luoghi dove la coltivazione degli OGM è consentita gli agricoltori hanno ridotto le semine e questa è la concreta dimostrazione che il BIOTECH in commercio non rappresenta quella miracolosa convenienza che le multinazionali propagandano. Se si fa riferimento che le superfici aziendali sono molto limitate non si può pensare che le colture OGM possano essere delle soluzioni per incrementare le produzioni: ai vari stati la scelta su l’utilizzo o meno di colture OGM.
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Si chiama Gliocladium roseum ed oltre ad essere un fungo della Patagonia cilena, può rappresentare una grande risorsa per l’ambiente e i bio-combustibili. Alcuni scienziati hanno scoperto infatti che è in grado di produrre un combustibile simile al diesel, il ‘mico-diesel’ appunto ed è stato scoperto all’interno dei rami dell’Eucryphia, albero tipico del Cile. “Il Gliocladium – produce dei gas e degli idrocarburi, normalmente associati al diesel, da residui vegetali. Si tratta dei primi organismi mai scoperti finora che producono molti degli ‘ingredienti’ del diesel”. Il mico-diesel può essere dunque una valida alternativa all’etanolo o meglio bio-etanolo estratto dalla canna da zucchero e insieme alla Jatropha curcas, piccolo arbusto velenoso ma con semi ricchi di olio essere per il futuro speranza di alternativa ai combustibili fossili. La jatropha in particolare contiene nei suoi semi oltre il 30% di olio e dopo semplice filtrazione essere utilizzato tal quale nei motori diesel. Altro vantaggio che vive in luoghi aridi e inutilizzabili ai fini delle normali produzioni agricole e quindi al contrario del biodiesel classico non entrare in concorrenza con le produzioni agricole. Sarà la ricerca a salvare l’uomo?
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